28 febbraio 2017 L'UOMO CHE VIDE L'INFINITO - METTI UNA SERA AL CINEMA - CGS DON BOSCO APS VERBANIA

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28 febbraio 2017 L'UOMO CHE VIDE L'INFINITO

STORICO RASSEGNE > METTI UNA SERA AL CINEMA 28
Proiezione  presso l'Auditorium de IL CHIOSTRO


L'UOMO CHE VIDE L'INFINITO

L'UOMO CHE VIDE L'INFINITO


L'uomo che vide l'infinito
Un film di Matt Brown. Con Dev Patel, Jeremy Irons, Devika Bhise, Toby Jones, Stephen Fry. Jeremy Northam, Kevin McNally, Richard Johnson, Anthony Calf, Padraic Delaney, Shazad Latif  Titolo originale The Man Who Knew Infinity. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 108 min. - USA 2015. - Eagle Pictures

La storia di una mente geniale che supera le barriere della rigidità accademica e fa una piccola e incisiva rivoluzione    
                 
Andreina Di Sanzo        
India Coloniale, 1912, il giovane matematico  autodidatta Ramanujan (Dev Patel) decide di inviare a un illustre  professore inglese, G.H. Hardy, le sue recenti scoperte. Fermo e  ostinato nel suo lavoro, dopo l'invito di Hardy (un Jeremy Irons che  riconferma il suo perenne stato di grazia) al rinomato Trinity College  di Cambridge, Ramanujan parte per l'Inghilterra contro il volere della  madre, lasciando la sua terra e il suo amore, la moglie Janaki.
L'uomo che vide l'infinito non è soltanto la storia di una  mente geniale che supera le barriere della rigidità accademica, la sua  fu una piccola e incisiva rivoluzione. Privo di metodo, il suo approccio  alla matematica si distingueva dai canoni dell'ambiente del Trinity  College e veniva considerato poco convenzionale. Ramanujan è istintivo,  puro, privo di sovrastrutture accademiche, il suo criterio di indagine  sembra avere più a che fare con il trascendente e con la spiritualità  tipica del suo paese di origine, che con l'austerità del college  inglese. Grazie alla guida del mentore e amico Hardy, un personaggio  eccentrico e fuori dagli schemi, da un lato impara una certa metodologia  che gli servirà per portare avanti il suo lavoro - le più volte citate  "dimostrazioni"- dall'altro verrà accettato da un ambiente inizialmente  molto ostile.
Il film di Michael Brown crea due linee narrative  ponendo l'accento sulle due relazioni: quella tra Ramanujan e Hardy e  quella tra Ramanujan e l'Inghilterra. La figura del suo maestro  rappresenta proprio quell'anello di congiunzione tra i due mondi. Hardy è  infatti un personaggio non conforme alla società del tempo, è un  pacifista e un uomo moderno, antiaccademico e, non a caso, molto amico  di Bertrand Russel. Sarà lui infatti a proporre come fellow Ramanujan,  cercando non solo di far apprezzare da tutti l'importanza del suo lavoro  ma anche iniziare un processo che esorti il paese colonizzatore a  guardare il colonizzato come un suo pari.
Se con Hardy è facile  costruire un rapporto egualitario che si trasformerà poi in una profonda  amicizia, con il paese che lo sta ospitando Ramanujan deve faticare  molto di più e servirsi di un tramite (un inglese) per farsi accettare.  Il processo raccontato in questo film cela un sottotesto che rimanda al  discorso coloniale ma lo accenna solo in parte e lo fa nel momento in  cui si sofferma sugli sguardi e gli atteggiamenti avversi che gli  inglesi rivolgono verso lo straniero. Ramanujan viene deriso per i  propri abiti, chiamato straccione, picchiato da soldati dell'esercito,  diventando il "diverso" su cui sfogarsi, nella cornice di un Paese  distrutto e messo in ginocchio dalla guerra.
Il regista preferisce  calcare la mano sui momenti più toccanti dando spazio a un'estetica  artificiosa e manierata (un esempio può essere la scena di Janaki in  penombra all'interno del tempio) e utilizzando anche musiche  eccessivamente enfatiche, cercando così di porre l'attenzione  sull'elemento melodrammatico. Le scoperte di Ramanujan contribuirono a  creare la base per gli studi sulla teoria delle stringhe e dei buchi  neri, la sua fu un'impresa verso l'infinito.                 

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