23 aprile 2024 LA ZONA D'INTERESSE
METTI UNA SERA AL CINEMA 34
LA ZONA D'INTERESSE
LA
ZONA D’INTERESSE Regia di Jonathan Glazer con Sandra Hüller, Christian Friedel, Ralph Herforth, Max Beck, Sascha Maaz Genere Drammatico -Gran Bretagna Polonia USA, 2023, durata 105 minuti.
Rudolf
Höss e famiglia vivono la loro quiete borghese in una tenuta fuori città, tra
gioie e problemi quotidiani: lui va al lavoro, lei cura il giardino e i figli
giocano tra loro o combinano qualche marachella. C'è un dettaglio però. Accanto
a loro, separato solo da un muro, c'è il campo di concentramento di Auschwitz, di
cui Rudolf è il direttore.
Jonathan
Glazer si ripresenta con la trasposizione di un romanzo di Martin Amis: un film
ambizioso e collocato in un'epoca storica tristemente nota, quella degli anni
'40 e della messa in atto della Soluzione Finale da parte dei nazisti. Ma è
chiaro fin da subito come non sia la ricostruzione storica a interessare il
regista, bensì la messa in scena di una situazione paradossale, così estrema da
trasformarsi in un laboratorio di analisi della banalità del male e della
separazione tra percezione soggettiva e realtà oggettiva.
Introdotto
e chiuso da alcuni minuti di solo audio - una composizione di Mica Levi che
sembra rievocare il suono di urla di dolore umane - il film di Glazer sceglie
di introdurci alla vita di una famiglia rivelando gradualmente il contesto
generale. Con un astuto gioco di campi e controcampi e una meticolosa
osservazione del profilmico, in cui ogni dettaglio dell'inquadratura assume
importanza, cominciamo a intravedere cosa ci sia al di là del muro, e quindi ad
associarlo alle immagini note di una delle pagine più tragiche della storia
dell'umanità. Svelato il mistero, tutto assume un nuovo significato e ogni
situazione quotidiana sembra una versione distorta di quanto avviene al di là
del muro: non saremo più in grado, come è giusto che sia, di interpretare con
il medesimo metro di giudizio quanto avviene alla famiglia Höss. Eppure,
superato lo choc della scoperta, a emergere con vigore è il ruolo simbolico
della rappresentazione messa in atto da Glazer. Una volta che tra spettatore e
personaggi si è creato un distacco siderale, ecco che la sceneggiatura li
riavvicina, insinuando il dubbio che sia proprio la normalità di alcuni piccoli
gesti e dialoghi il monito nascosto di The
Zone of Interest. I discorsi sulla carriera professionale di
Rudolf, il ménage famigliare o il contrasto tra la personificazione di animali
e piante a scapito dell'oggettivizzazione delle vittime di Auschwitz, la
costante sensazione di vivere in una bolla, nella negazione di quel che avviene
al di fuori, riproduce comportamenti e vizi della nostra contemporaneità
borghese.