26 novembre 2019 BANGLA
METTI UNA SERA AL CINEMA 31
BANGLA Regia: Phaim Bhuiyan
Interpreti: Phaim Bhuiyan, Carlotta Antonelli, Pietro Sermonti, Alessia
Giuliani, Milena Mancini, Simone Liberati
Distribuzione: Fandango
Durata: 84′
Origine: Italia, 2019
Se si leggono le prime
righe della trama di Bangla verrebbe
quasi da pensare che la puntata pilota di The Night Of si sia spostata
dalle parti di Tor Pignattara a Roma.
Come nella fortunata serie HBO, Phaim è uno studente di
origini orientali che fa fatica a cercare l’amore vero.
Ma a differenza del Nasir messo in scena da Steven
Zaillian, Phaim è un ragazzo integratissimo nella sua comunità ed ama
definirsi “50% italiano, 50% bangla”.
Perché uno dei tanti meriti di questo film, diretto ed interpretato proprio da Phaim ( che di cognome fa Bhuiyan) è quello di raccontare
l’Italia multietnica come fosse un dato di fatto, non come una speranza, né
tanto meno come uno spot elettorale progressista.
Tor Pignattara è ripresa per quello che è: una periferia con tanti
problemi, ma anche un quartiere colorato dai murales e con le scritte arabe
attaccate sulla porta dei negozi (un posto che piace sempre più al nostro cinema, dai The Pills ad Orecchie).
Di certo non è il ghetto raccontato tendenziosamente
dai media nel corso degli ultimi anni.
Così il dato
autobiografico e la finzione scenica finiscono per mescolarsi, dando
l’impressione che il Phaim un po’ imbranato che si innamora di Asia (la
promettentissima Carlotta Antonelli) sia
comunque una parte sostanziale della personalità di questo regista classe ’95,
prodotto da Fandango e Tim Vision col chiaro intento di stupire.
Da questa storia d’amore
ambientata sulla Casilina ne esce fuori un umorismo bangla-romanesco, in cui il
fatalismo sornione dell’Urbe incontra lo spirito quasi ascetico del sud est
asiatico.
Il folk revival hindu si fonde con l’indie
del Pigneto; Bollywood si mescola ai Comizi
d’amore pasoliniani, proprio lì dove il poeta si aggirava per scrutare il
candore della borgata. Bangla, come
per quel documentario, si prende la
briga di parlare di sesso all’interno di una comunità in cui esporsi su certe
cose è ancora tabù.
E forse non c’è un gesto più politico che
quello di dar voce ad una comunità silenziosa, raccontando una storia
rassicurante fatta di prime volte e slalom in motorino.
Ai tempi, Muccino andava in giro in vespetta
ed occupava i licei del centro (era l’epoca di Come te nessuno mai. Una vita fa…).
Oggi, per fortuna, la città sa raccontarsi (ed
essere raccontata), come un luogo in cui è facile innamorarsi anche a sud del
Laterano. Proprio lì dove i palazzi storici lasciano il posto all’abusivismo
edilizio. E la bellezza la senti nell’aria che sa di curry, nei muri abbelliti
da Carlos Atoche
e nei film che raccontano storie di vita normale.
Perché non sempre va a finire come in The
Night Of…
Phaim è un giovane musulmano di
origini bengalesi nato in Italia 22 anni fa. Vive con la sua famiglia a
Torpignattara, quartiere multietnico di Roma, lavora come stewart in un museo e
suona in un gruppo. E' proprio in occasione di un concerto che incontra Asia,
suo esatto opposto: istinto puro, nessuna regola. Tra i due l'attrazione scatta
immediata e Phaim dovrà capire come conciliare il suo amore per la ragazza con
la più inviolabile delle regole dell'Islam: niente sesso prima del matrimonio.
NOTE DI REGIA:
L'idea del film nasce un anno fa sull'onda della trasmissione “Nemo- Nessuno
escluso” di cui sono stato protagonista per una puntata. Lo spunto alla base
del servizio, che è diventato anche lo spunto per il film, attinge da una mia
problematica personale: “ le ragazze”.
Cosa vuol dire per un giovane di vent'anni, italiano di seconda generazione e
musulmano, vivere in un mondo spesso così lontano dai precetti dell'Islam,
soprattutto per quanto riguarda la sfera relazionale e sessuale? Cosa accade
quando il desiderio bussa alla sua porta?
Partendo da queste domande abbiamo sviluppato la sceneggiatura, basata
essenzialmente sulla mia vita, cercando di raccontarla nei suoi aspetti
quotidiani con sguardo comico, affettuoso ma anche pungente. L'urto col mondo
occidentale, le differenze generazionali all'interno della mia stessa famiglia
e, soprattutto, l'arrivo dell'amore attraverso l'incontro con una ragazza, il
confronto col mondo femminile. Un mondo che non risponde alle stesse regole che
mi hanno insegnato, ma, anzi, sembra andare nella direzione opposta.
Abbiamo cercato di portare il conflitto tra religione e desiderio sul piano
personale, raccontandolo come una battaglia quotidiana, una gara di volontà e
di resistenza, provando a declinarlo sotto i vari aspetti, non solo religioso e
affettivo ma anche relazionale, familiare, sociale.
Ne è venuto fuori una sorta di piccolo affresco in cui i personaggi si muovono
continuamente in bilico tra obblighi e desideri, alla ricerca di un'identità
necessariamente sfaccettata.
Dal punto di vista visivo e registico l'idea è quella di provare a restituire
la complessità del microcosmo in cui è ambientata la storia, il quartiere
multietnico di Torpignattara a Roma attraverso uno stile agile, seguendo i
personaggi, e con una fotografia che sappia cogliere la ricchezza visiva del
quartiere: palazzi scrostati e murales, facce di mille colori, frutterie aperte
ventiquattro ore su ventiquattro e moderni beershop. Moschee e Chiese. Giovani
e vecchi. Tutto questo è Torpignattara, il quartiere dove sono nato e che sarà
protagonista del film, al pari degli altri personaggi.
Credo sia importante che a raccontare questo mondo sia un ragazzo come me,
originario del Bangladesh ma nato e cresciuto qui e che quindi ha vissuto
dall'interno, direttamente, le vicende di cui è protagonista.