10 dicembre 2019 MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA'
METTI UNA SERA AL CINEMA 31
Momenti di
trascurabile felicità
Regista: Daniele Luchetti
Genere: Commedia
Anno: 2019
Paese: Italia
Durata: 93 min
Data di uscita: 14 marzo 2019
Distribuzione: 01 Distribution
Momenti di trascurabile felicità è un film di genere commedia del
2019, diretto da Daniele Luchetti, con Pif e Thony. Uscita al cinema il 14
marzo 2019. Durata 93 minuti. Distribuito da 01 Distribution.
"E’ come un'illogica allegria, di cui non so il motivo, non so che
cosa sia" - cantava Giorgio Gaber nel lontano 1992,
descrivendo, nel brano "Illogica allegria", un'immotivata
e insieme quieta felicità che gli riscaldava il cuore mentre percorreva
placidamente l'autostrada alle prime luci del mattino. La stessa sensazione,
che trascolora ora in un godimento infantile ora in una subitanea estatica
euforia, pervade il narratore di "Momenti di trascurabile
felicità", che in un flusso di coscienza lungo 125 pagine e diviso in
paragrafi e paragrafetti elenca attimi e ragioni di una gioia che è
"trascurabile" perché connessa all'apparentemente insignificante, a
quelle abitudini maniacali e a quei gol imprevedibilmente segnati che non fanno
di noi degli eroi ma dei Peter Pan, dei maghi del procrastinare, a
tratti perfino degli egoisti e dei vigliacchi.
Diciamocelo, insieme a "Momenti di trascurabile
infelicità", che è invece un diario delle noie, dei contrattempi e dei
fastidi, l'opera di Francesco
Piccolo è il libro che tutti avremmo voluto scrivere ma che non sapremmo mai
scrivere, perché rendere il "banale" (se non il normale)
straordinario attraverso una scrittura semplice ma arguta e soprattutto intrisa
di leggiadra ironia è un'impresa quasi impossibile, almeno quanto pensare di
trasformare aforismi e brevi tranche de vie così indissolubilmente legati alla
città di Roma in un film che racconta una storia con un'ambientazione diversa.
E invece, a dispetto di tutto e di tutti, Daniele
Luchetti e lo stesso Piccolo ci sono riusciti, e il film,
felicemente, è una creatura altra rispetto ai pensieri sparsi pubblicati nel
2010, perché c'è un protagonista di nome Paolo che non ha
sempre lo stesso sguardo di Piccolo, visto che è più indolente, un
po’ mediocre, decisamente anaffettivo e più pigro, sebbene simpatico. E proprio
perché è simpatico, identificarsi con lui è semplicissimo, anche perché a
sprecare tempo siamo tutti bravi e perché tutti ci barcameniamo,
quotidianamente, fra piccoli inganni.
E però, ciò che garantisce la piena adesione alla vicenda è la scelta da
parte di regista e sceneggiatore di soffermarsi su una piccola finestra fra la
vita e la morte, 92 minuti in più durante i quali, per un disguido avvenuto
nell'aldilà, Paolo potrà congedarsi dagli affetti e dalle
sciocchezzuole della sua vita, a cominciare dalla partita che potrebbe portare
il Palermo in serie A. Scegliendo il surreale o il fantasy (ma un fantasy in
stile Il paradiso può attendere), Francesco Piccolo e Luchetti riescono
a rendere urgenti e significative le parole e le azioni dei personaggi, mentre
un Renato
Carpentieri un po’ angelo e un po’ contabile di un Paradiso che somiglia alle poste,
tiene il tempo e controlla l'operato del nostro e si conferma attore sublime.
Cominciano così per il nostro antieroe gli obbligatori commiati, e il passato
si alterna al presente. E si fa strada la fiaba, la descrizione di un mondo
colorato e ideale in cui Palermo è una città dove la Mafia non uccide né
d’inverno né d’estate, anzi proprio non c'è, anche se c’è Pif, che è perfetto per il ruolo, e che
parla (fra sé e con lo spettatore) forse un po' troppo. E spiega un po' troppo,
mentre è prima il Paolo di oggi e poi quello di di ieri e poi
ancora quello di oggi, vestito sempre nello stesso modo anche quando è bambino.
Proprio perché così incentrato sul suo protagonista, una volta esaurita la
parte del ritorno in Terra, Momenti di trascurabile felicità a un certo punto
perde il ritmo, in particolare quando la cesura fra i momenti andati e l’ora e
32 di tempo supplementare diventa meno nitida, e si fa ridondante, e
probabilmente accade perché, nonostante un’inquietudine di fondo legata
all’ineluttabilità della morte, manca quello struggimento che accompagna alcune
pagine dei libri, quelle che parlano d’amore, di mille baci dati davanti ad una
porta. Ma poi i baci fanno la loro comparsa nel film e sono quelli fra Paolo e Agata quando
si conoscono e si innamorano, e Agata è un personaggio
bellissimo, una donna non isterica, ma solida, materna e mai drammatica al 100%
che porta poesia in Momenti di trascurabile felicità, che ha gli
occhioni e la dolcezza di Thony, che ama nonostante tutto e che Luchetti e
la costumista Marta Maffucci hanno vestito un po’ come le
nostre mamme negli anni '60 e '70, epoca in cui la vita era più facile "e
si potevano mangiare anche le fragole".
E’ un film a cui bisogna abbandonarsi Momenti di trascurabile
felicità, nuotando, proprio come per i libri che lo hanno ispirato, nel
tranquillo mare della leggerezza, un mare non increspato e ostile come
l'Oceano, ma come il Mediterraneo d'estate, illuminato da un sole arancione.
Non è facile fare un cinema della leggerezza e non è semplice alternare i piani
temporali e trasformare un pugno di aforismi in sequenze cinematografiche. In
questo Piccolo e Luchetti hanno dimostrato
coraggio, e se alla fine qualcosa nell'intreccio non quadra, poco importa. La
cronaca della corsa contro il tempo di Paolo prima di andarsene
per sempre parla di noi, noi che parcheggiamo in seconda fila infischiandocene
se qualcuno resta bloccato e che non sopportiamo le attese in un negozio. Parla
di noi anche quando mentiamo spudoratamente su cose insignificanti e
soprattutto quando non ci rassegniamo a essere individui che commettono
continuamente errori. Ecco, perché è così che funziona: si sbaglia ma guai a
proclamarsi impefetti. Momenti prova a insegnarci a farlo, e
anche questo non è poco.